Domenico Cattaneo Della Volta Paleologo

Domenico Cattaneo Della Volta Paleologo nacque a Napoli (1696-1782) fu un nobile, ambasciatore italiano, del quale non è conosciuto lo Jeronimo 1.

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Ritratto di Domenico Cattaneo Della Volta Paleologo.

Don Domenico Cattaneo Della Volta Paleologo, 3° Principe di San Nicandro e 12° Duca di Termoli nacque a Napoli il 20 dicembre 1696, figlio di Baldassarre Cattaneo Della Volta Paleologo, 2° principe di San Nicandro, e di Isabella Caetani dei duchi di Sermoneta 2. Apparteneva alla nobile famiglia genovese dei Cattaneo Della Volta, un casato di antichissima origine la cui ascendenza risaliva al potente Ingo della Volta, ambasciatore della città di Genova presso Federico Barbarossa nel 1161 3. La famiglia Cattaneo si era costituita come “albergo” (istituzione consortile tipica dell’aristocrazia genovese) nel 1309, quando i Della Volta, insieme ad altre famiglie come i Mallone, Bustarino, Marchione, Stancone, Ingone e Libertino, si unirono sotto il nuovo cognome Cattaneo, pur mantenendo nelle occasioni formali il riferimento alla famiglia originaria con la formula “Cattaneus olim De Volta” 4. I Cattaneo diedero nei secoli 5 Dogi alla Repubblica di Genova 5.

Il Principe don Domenico, rappresenta una figura di primo piano nella vita politica ed amministrativa del Regno di Napoli durante il XVIII secolo. La sua carriera si dipanò attraverso incarichi diplomatici, amministrativi e di corte di notevole rilievo, culminando con la nomina a precettore del futuro Re Ferdinando IV e membro del Consiglio di Reggenza. La sua influenza nella formazione del giovane Sovrano e nelle dinamiche di potere del Regno napoletano lo hanno reso un personaggio primario lungo il periodo di transizione tra il regno di Carlo di Borbone e quello di re Ferdinando IV, in un’epoca caratterizzata dal tentativo di modernizzazione dello Stato napoletano e dalle tensioni tra le diverse fazioni di corte. Don Domenico sposò la nobildonna Giulia de Capua il 23 maggio 1721 a Napoli 6. La moglie apparteneva a un’importante famiglia aristocratica e portò in dote il titolo di Duchessa di Termoli. Attraverso questo matrimonio, don Domenico si legò indirettamente a prestigiose casate europee, poiché Giulia discendeva da Ferdinando di Capua (4° Duca di Termoli) e Vittoria Sanseverino dei Principi di Bisignano, che a sua volta discendente di Gjon Castriota Scanderbeg (1° Duca di San Pietro in Galatina) e Jerina Palaiologina Brankovič, figlia di Lazar Brankovič (Despota di Raška) ed Elena Palaiologina, nipote dell’Imperatore bizantino Manuele II 7,  dalla quale ebbe quattordici figli, nella maggior parte a lui premorti 8. Il figlio, Francesco Cattaneo Della Volta, dopo la morte del padre divenne il 4° Principe di San Nicandro. Don Domenico, alla morte del padre, avvenuta il 6 febbraio 1739, divenne il 3° Principe di San Nicandro, titolo creato nel 1649 per un suo omonimo antenato omonimo. Attraverso il matrimonio con Giulia de Capua, celebrato il 23 maggio 1721 a Napoli, acquisì anche il titolo di Duca di Termoli, poiché la moglie deteneva il titolo di 19° Duchessa di questo feudo. Nel corso della sua vita, don Domenico accumulò numerosi titoli ed onorificenze che testimoniano il suo status elevato e la fiducia accordatagli progressivamente dai Sovrani borbonici. La carriera di Domenico Cattaneo si sviluppò attraverso incarichi di crescente prestigio nell’amministrazione del Regno di Napoli. Nel 1738 fu nominato Reggente della Gran Corte della Vicaria, il più importante Tribunale napoletano, che si occupava sia di cause civili che criminali. In questo ruolo, secondo quanto riportato da Ludovico Antonio Muratori, “esercitò il Reggentato con sommo zelo e rettitudine”. Successivamente divenne consigliere e decano del Supremo Magistrato di Commercio, organismo creato per risolvere le controversie commerciali e promuovere lo sviluppo economico del Regno. Nel 1740, il Principe di San Nicandro venne inviato come ambasciatore in Spagna, alla corte di Filippo V e nello stesso anno gli venne conferita la massima onorificenza del Toson d’oro e, quindi, il titolo di Grande di Spagna, carica che ricoprì fino al 1743 9. L’elevazione al rango di Grande di Spagna di prima classe rappresentava uno degli onori più alti che potessero essere conferiti ad un nobile nel sistema spagnolo, e conferiva privilegi speciali a Corte e nella società dell’epoca, fu ordinato anche Cavaliere dell’Insigne Real Ordine di San Gennaro 10 e Cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro dal 1740 11 12 13.

A Corte, don Domenico ricoprì anche la carica di Gentiluomo di Camera di Re Carlo di Borbone, posizione che lo poneva in stretto contatto con il Sovrano e gli consentiva di partecipare alla vita quotidiana della famiglia reale. Fu nominato Consigliere di Stato, entrando così a far parte del più alto organo consultivo del Regno, e successivamente Presidente della Giunta per la compilazione del Codice Carolino, un importante progetto di riforma legislativa promosso da Carlo di Borbone. Nel 1755, Carlo di Borbone nominò il Principe di San Nicandro precettore dei principi ed infanti delle Due Sicilie, affidandogli così l’educazione degli eredi al trono. Questo incarico di prestigio assunse importanza cruciale quando, nel 1759, Carlo lasciò il Regno di Napoli per salire al trono di Spagna dopo la morte del fratellastro Ferdinando VI. Prima di partire, Carlo nominò il figlio Ferdinando, di appena otto anni, nuovo Re di Napoli e Sicilia, affidando l’educazione del giovane sovrano prevalentemente a don Domenico Cattaneo Della Volta Paleologo, che venne ufficialmente nominato suo Aio. Contestualmente, don Domenico fu anche nominato Maggiordomo Maggiore della Casa Reale delle Due Sicilie, massima carica dell’amministrazione della Corte Reale. Data la minore età di Ferdinando IV, il governo effettivo del regno fu affidato ad un Consiglio di Reggenza, i cui membri di spicco furono proprio il Principe Domenico Cattaneo Della Volta ed il Marchese Bernardo Tanucci. Il Consiglio operava sotto la stretta supervisione di Re Carlo III 14.

All’interno del Consiglio di Reggenza, don Domenico tentò di contrastare con vigore l’azione riformatrice del Marchese Tanucci, schierandosi in difesa dei privilegi dell’aristocrazia e della Chiesa. Questo contrasto rifletteva la tensione tra le diverse visioni politiche presenti nella corte napoletana: da un lato le tendenze riformiste e giurisdizionaliste rappresentate dal Marchese Tanucci, dall’altro le posizioni più conservatrici incarnate dal Principe Cattaneo Della Volta. Oltre al ruolo politico, don Domenico gestì con “somma soddisfazione del re” il patrimonio personale di Ferdinando IV, dimostrando notevoli capacità amministrative anche in questo ambito. La figura di don Domenico Cattaneo Della Volta è stata oggetto di valutazioni contrastanti. A lungo si è diffusa l’idea che l’educazione impartita al Re Ferdinando IV fosse stata inadeguata, troppo incentrata sul divertimento e poco attenta alle questioni di Stato 15. Tuttavia, questa interpretazione è stata messa in discussione dalle testimonianze di contemporanei come Ludovico Antonio Muratori, che descrisse don Domenico come “un Cavaliere molto letterato” che svolse i suoi incarichi “con sommo zelo e rettitudine”. Il suo operato nel Consiglio di Reggenza, in contrasto con le politiche riformiste del Tanucci, riflette il suo orientamento conservatore e la sua difesa dei privilegi aristocratici ed ecclesiastici. Questo posizionamento politico va interpretato nel contesto delle tensioni tra le diverse correnti presenti nella Corte Borbonica durante il periodo di transizione tra il regno di Carlo e quello di Ferdinando IV. Indipendentemente dalle valutazioni politiche, il lungo servizio di don Domenico Cattaneo presso la Corte Borbonica e la fiducia accordatagli da Re Carlo III testimoniano il suo rilievo nella storia del Regno di Napoli nel XVIII secolo, ma non dissipano le folte nubi sul ruolo controverso che questo pur illustre personaggio ebbe all’interno della Libera Muratoria Napolitana.

Da quanto risulta dagli Archivi Storici del nostro Venerabile Rito vivendo ampiamente la realtà della Corte fu quotidianamente in contatto con quegli illustri Iniziati ed Ermetisti che in quantità significativa come documentato ampiamente, frequentavano il Palazzo Reale Borbonico 16. Ebbe con evidenza storica e di vita di Corte, rapporti diretti con Don Raimondo di Sangro Principe di San Severo, ma non risulta che fra i due vi fu mai un grande afflato 17. Ci è stato tramandato che don Domenico Cattaneo appena divenuto il 3° Principe di San Nicandro nel 1739, fu fortemente interessato e motivato a frequentare questo riservato ambiente, ma che nonostante il suo lignaggio e la purezza del suo sangue, non gli furono aperte da subito le porte, poiché apparve figura parecchio lontana dalle dinamiche ermetiche del gruppo e soprattutto dalle finalità di ricerca ed indirizzo verso la Santa Scienza. Tutto si interruppe naturalmente nel breve volgere di un anno quando nel 1740 il Principe don Domenico fu inviato dal Re, in qualità di Ambasciatore in Spagna, alla Corte di Filippo V. Al suo rientro nel Regno, era divenuto un personaggio molto più potente e di una influenza molto importante sulla Corte Borbonica, forte dei suoi nuovi e numerosi titoli uniti ai privilegi speciali a lui conferiti presso la Corte Spagnola fra i quali Grande di Spagna di I Classe, Cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro dal 1740 18 ed in patria Cavaliere dell’Insigne Real Ordine di San Gennaro.

La sua ascesa all’interno della Corte fu ampia e fulminea e corroborato da questa consolidata posizione, operò cospicue pressioni per accedere nella Cerchia Interna del Principe di San Severo, così elitaria e riservata 19.

Trascorsero gli anni, si accrebbe maggiormente il potere del Principe di San Nicandro che al pari di altri Fratelli Liberi Muratori della ristretta Cerchia Interna del Principe di San Severo anch’egli ricopriva la prestigiosa carica di Gentiluomo di Camera di Re Carlo di Borbone.

La situazione divenne pertanto complessa da gestire, poiché giunsero gli anni in cui il Principe di San Severo, proprio per mettere fine a situazioni ardue che da troppo tempo animavano la convulsa Libera Muratoria Napolitana, operò scelte severe. Come documentato anche storicamente, Don Raimondo di Sangro aveva creato per operare nella Santa Scienza un gruppo interno estremamente ristretto e riservato formato da Gentiluomini a lui molto vicini per rapporti familiari di sangue e per unione ed affinità Ermetiche, ed aveva costituito, il 10 dicembre del 1747, la Rosa d’Ordine Magno dalla quale prese vita il Rito Egizio Tradizionale 20 21 22 23.

Questo progressivo allontanamento della Cerchia del San Severo dalla dimensione più palese verso una via più riservata e sotto traccia come un fiume segreto, non poté comunque sfuggire al Principe Cattaneo Della Volta, che nel mentre aveva raggiunto quale Consigliere di Stato ulteriori traguardi di potere e comando nel Regno, entrando così a far parte del più alto organo consultivo e successivamente divenendo altresì Presidente della Giunta per la compilazione del codice carolino. Ciò nonostante le porte della Rosa d’Ordine Magno restarono chiuse per lui, incuranti delle pressioni quasi incredule di uno degli uomini più potenti del Regno 24, prova ne è che Don Domenico Cattaneo Della Volta, non risulta fra i Gentiluomini che fondarono la Rosa d’Ordine Magno il nucleo centrale dal quale prese vita il Rito Egizio Tradizionale 25.

Qualcosa ad un certo punto comunque cambiò per Don Domenico Cattaneo Della Volta, probabilmente come si può ricostruire da alcune tracce d’Archivio per l’intervento diretto e vigoroso di suo cugino Don Michelangelo Caetani, 1° Principe di Teano, 3° Principe di Caserta e 10° Duca di Sermoneta, noto negli ambienti ermetici con lo Jeronimo di Circaeum, fra i 7 Gentiluomi che fondarono la Rosa d’Ordine Magno dalla quale prese vita il Rito Egizio Tradizionale 26 al quale Don Domenico era legato da parentela diretta in quanto sua madre era la nobildonna Isabella Caetani dei duchi di Sermoneta 27. Pare pertanto, nonostante non vi fossero numerose affinità elettive né spirituali fra don Domenico Cattaneo Della Volta ed i Gentiluomini Ermetisti guidati dal San Severo, data la natura con evidenza meno spirituale del Principe di San Nicandro, formalmente ebbe accesso alla Seconda Corolla della Rosa d’Ordine Magno, ma l’assoluta mancanza di ulteriori successivi riferimenti e soprattutto l’assenza di un suo Jeronimo, lasciano intendere che per il Principe don Domenico, probabilmente si trattava di acquisire solo un ulteriore prestigioso titolo assolutamente esclusivo che a differenza di altri o dei Feudi, non era acquistabile con il denaro. Sicuramente questo episodio resta un’anomalia manifesta come accade in alcune cose degli uomini fatte dagli uomini, che pur se operanti nel Sottile e rivolte alla Santa Scienza, delle volte si confrontano pur tuttavia con la quotidianità del secolo e della vita, poiché è di quello che pur sempre si parla anche se per vie che portano all’Ascenso. Da quanto brevemente risulta in Archivio relativamente a questa inconsueta vicenda, completamente difforme dalle dinamiche delle geometrie Ermetiche, che governavano tanto la Rosa d’Ordine Magno, che il Rito Egizio Tradizionale, ci sono comunque pervenuti questi riscontri e l’evidente assenza nell’Archivio Storico del nostro Venerabile Rito del suo Jeronimo. Tutto ciò consolida la tesi che con ampia certezza non ebbe ammissione effettiva ai Sacri Lavori ai quali per accedere era comunque indispensabile possederlo 28. Queste vicende sicuramente hanno anche un confronto storico che lascia intendere quanto difforme fosse la formazione culturale ed il modus operandi del Cattaneo Della Volta rispetto ai Gentiluomini della Cerchia Interna del Principe di San Severo. Dalle dinamiche di approccio a quelle profane del Principe di San Nicandro, si intende che comunque rimase un uomo rigido non duttile e non dalle ampie vedute, come si evince con evidenza storica del suo operato come espressamente documentato nel Consiglio di Reggenza, ove sovente fu in ampio contrasto con le politiche riformiste del Ministro Tanucci, il che riflette il suo duro  orientamento conservatore e la sua difesa ostinata dei privilegi aristocratici e soprattutto ecclesiastici 29 30 elementi che con evidenza non contraddistinguono l’operato di un Iniziato verso i Misteri dell’Arte Regia. Dalle chiare fonti esegetiche d’Archivio pertanto possiamo asserire che Don Domenico Cattaneo Della Volta, de facto, non ebbe mai una reale appartenenza iniziatica né alla Rosa d’Ordine Magno e tanto meno al Rito Egizio Tradizionale, il cui reale posto era stato riservato a don Luzio di Sangro Duca di Casacalenda e di Campolieto, cugino del Principe di San Severo ed Ermetista puro studioso della Santa Scienza, il quale con evidenze documentate risulta formalmente fra i 7 Gentiluomini, che ebbero accesso alla Seconda Corolla della Rosa d’Ordine Magno dalla quale prenderà vita il Rito Egizio Tradizionale 31.

Questo lascia presupporre, che anche se ebbe come documentato un accesso a questa ristretta Cerchia Interna, non la frequentò nel Sacro e da quanto emerge anche da dati storici il suo comportamento non fu quello di un Iniziato e di un Figlio della Santa Scienza, ma più di un uomo dedito ad ampie speculazioni finanziarie ed alla continua ricerca di un suo personale potere corroborato da un complesso intreccio di interessi politici e finanziari 32

La mancata ascrizione tanto alla prima Corolla, che alla Seconda, che alla Terza nella Rosa d’Ordine Magno, è la riprova che non si trattò di una vera e propria Iniziazione Ermetica, al pari della mancanza dell’indicazione dello Jeronimo e di una evidenza nel novero della sua presenza in una Loggia del Rito Egizio Tradizionale, pertanto possiamo plausibilmente ritenere, che si creò un artifizio per non inimicarsi uno degli uomini più potenti del Regno in un momento storico nel quale i venti cominciavano a mutare e la pressione pontificia e quella del Consigliere del Re Ministro Tanucci, con evidenza non giocavano a favore della Libera Muratoria e  dei Circoli Ermetici 33.

Don Domenico Cattaneo Della Volta mantenne i suoi incarichi fino alla tarda età, continuando a esercitare la sua influenza a Corte anche dopo che Ferdinando IV raggiunse la maggiore età. Morì a Barra, nei pressi di Napoli, il 2 dicembre 1782, all’età di quasi 86 anni e fu sepolto nella Chiesa di S. Maria della Stella a Napoli.

 

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Stemma della Famiglia Cattaneo della Volta Paleologo.

 

Titoli e Incarichi

  • 3° Principe di San Nicandro, dal 1739
  • Grande di Spagna di I Classe dal 1740
  • Cavaliere dell’Insigne Real Ordine di San Gennaro
  • Cavaliere dell’Ordine del Toson d’Oro dal 1740 34
  • 12° Duca di Termoli dal 1721 Patrizio Napoletano dal 1717 35  36
  • Consigliere di Stato Ambasciatore straordinario in Spagna 37
  • Membro del Consiglio di Reggenza
  • Gentiluomo di Camera di Re Carlo di Borbone, dal 1738
  • Maggiordomo Maggiore della Casa Reale delle Due Sicilie, fino al 1768
  • Patrizio Napoletano 38
  • Barone di Casalnuovo dal 1739
  • Barone di Casalmaggiore dal 1739
  • Barone di San Martino dal 1717
  • Barone di Donna Ritella dal 1717
  • Barone di Salza, il cui Feudo comprendente anche Volturara, Parolise e Montemarano, in Principato Ultra, ed il feudo di Pomigliano d’Arco in Terra di Lavoro, dal 1751

 

Fonti bibliografiche

  • Carucci, A. (1968). Domenico Cattaneo della Volta, principe di San Nicandro. Salerno: Edizioni di Storia e Letteratura.
  • Croce, B. (1924). Storia del Regno di Napoli. Bari: Laterza.
  • Galasso, G. (2007). Il Regno di Napoli: Il Mezzogiorno borbonico e napoleonico (1734-1815). Torino: UTET.
  • Michelangelo Schipa. (1923). NAPOLI, Regno di. In Enciclopedia Italiana. Roma: Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani 39.
  • Muratori, L.A. (1749). Annali d’Italia dal principio dell’era volgare sino all’anno 1749. Milano: Giambatista Pasquali.
  • Schipa, M. (1923). Il Regno di Napoli al tempo di Carlo di Borbone. Milano-Roma-Napoli: Società Editrice Dante Alighieri.
  • Tanucci, B. (1980). Epistolario, a cura di M. Barrio. Roma: Edizioni di Storia e Letteratura.
  • Vinciguerra, M. (1932). La reggenza borbonica nella minorità di Ferdinando IV. In Archivio storico per le province napoletane. Napoli: Società napoletana di storia patria 40.
  • Archivo General de Simancas, Estado, legajos 5818
  • De Simone, A. (1998). Storia della nobiltà napoletana. Napoli: Edizioni Storiche.
  • Capaccio, G. (1687). Storia della città di Napoli. Napoli: Istituto di Studi Storici.
  • Mazzarella, F. (2012). La diplomazia napoletana nel XVIII secolo. Napoli: Università degli Studi di Napoli Federico II.
  • D’Agliano, P. (2005). L’aristocrazia napoletana tra il XVIII e il XIX secolo. Napoli: Edizioni d’Arte.
  • Ricciardi, G. (2003). I mecenati napoletani nel Settecento. Roma: Edizioni di Storia e Cultura.

Bibliografia

  • Archivio di Stato di Napoli, Cedolari,8, f. 608; 9, f. 946; 35, ff. 274 ss., 378v e ss.; 36, f. 152 ss.; 70, ff. 373v e ss., 559v; Relevi,73, 337.
  • Cattaneo, Brevi cenni in difesa di un napoletano di due secoli fa, in Archivio storici per le prov. Napoli, s. 3, III (1963), pp. 276-85.
  • Colletta, Storia del Reame di Napoli, a cura di N. Cortese, Napoli 1951, I, p. 177.
  • Schipa, Il Regno di Napoli al tempo di Carlo di Borbone, II, Milano-Napoli 1923, p. 133; P. Onnis.
  • Lettere di B. Tanucci a Carlo III di Borbone (1759-1776), a cura di R. Mincuzzi, Roma 1969, ad Indicem.
  • Vinciguerra, La reggenza borbonica nella minorità di Ferdinando IV, in Archivio storici per le prov. Napoli, n. s., I (1915), pp. 514 s., 579 ss., 588; II (1916), pp. 338, 344 s., 493, 588; III (1917), pp. 214 s.
  • Tanucci nel moto anticurialista del Settecento, in Nuova Rivista Storica, X (1926), pp. 346 ss., 358.
  • Viviani Della Robbia, B. Tanucci e il suo più import. cartugio, Firenze 1942, 1, pp. 97, 105 ss.

 

 

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Note

  1. Nell’Archivio Storico relativo alla sua figura non è riportato. Archivio Storico del Rito Egizio Tradizionale, Fondo Napoli, Serie Fratelli XVIII Secolo, busta 11.
  2. Wikipedia
  3. Wikipedia
  4. Wikipedia
  5. Angelo Scorza, Le famiglie nobili genovesi, Trebaseleghe, Fratelli Frilli Editori, 2009.
  6. Wikipedia
  7. Wikipedia
  8. Cattaneo Domenico, principe di San Nicandro di Carla Russo. Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 22 (1979)
  9. Cattaneo Domenico, principe di San Nicandro di Carla Russo. Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 22 (1979)
  10. Cattaneo Domenico, principe di San Nicandro di Carla Russo. Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 22 (1979)
  11. Wikipedia  
  12. Wikipedia
  13. Archivo General de Simancas, Estado, legajos 5818, folio 85.
  14. Come evidenziato dalle parole dello stesso Marchese Tanucci: “Noi stiamo sottovento e riposiamo sulla saviezza e sull’amore di cotesto monarca [Carlo III] verso questo suo amabile figlio, e siamo unicamente occupati delle piccole cose interiori attenti alle istruzioni del Re e a seguire in tutto e per tutto il suo pensare”
  15. Wikipedia
  16. A cura di Domenico Vittorio Ripa Montesano, Ristampa Anastatica degli Archivi Storici del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli – Edizione Originale riservata Napoli 1911 – Ristampa Napoli 2017 ISBN 9788894296419.
  17. Domenico Vittorio Ripa Montesano “Raimondo di Sangro Principe di San Severo primo Gran Maestro del Rito Egizio Tradizionale” – Napoli 2011 ISBN 9788894296402.
  18. Archivo General de Simancas, Estado, legajos 5818, folio 85.
  19. Domenico Vittorio Ripa Montesano, Storia Riti e Miti del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli, ISBN 9788894296433.
  20. In Enciclopedia TRECCANI, Voce: Massoneria, Sub: Cenni Storici al 2° capoverso.
  21. Origini del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli, Edizione Riservata ISBN 9788894296488.
  22. su “Raimondo di Sangro – Sette lettere sul lume dei filosofi” a cura di Anna Bellon – Edizioni TIPHERET, Collana Binah – Ed. 2015, Pag.15 – ISBN 9788864962115.
  23. su “Raimondo di Sangro – Sette lettere sul lume dei filosofi” a cura di Anna Bellon – Edizioni EDIT@, Collana Arcana – Ed. Dicembre 2014, Pag.12 – ISBN 9788897216742.
  24. Origini del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli, ISBN 9788894296488.
  25. A cura di Domenico Vittorio Ripa Montesano, Ristampa Anastatica degli Archivi Storici del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli – Edizione Originale riservata Napoli 1911 – Ristampa Napoli 2017 ISBN 9788894296419.
  26. Domenico Vittorio Ripa Montesano, Origini del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli, ISBN 9788894296488.
  27. Wikipedia
  28. Archivio Storico del Rito Egizio Tradizionale, Fondo Napoli, Serie Fratelli XVIII Secolo, busta 11.
  29. B. Tanucci nel moto anticurialista del Settecento, in Nuova Rivista Storica, X (1926), pp. 346 ss., 358.
  30. E. Viviani Della Robbia, B. Tanucci e il suo più import. cartugio, Firenze 1942, 1, pp. 97, 105 ss.
  31. A cura di Domenico Vittorio Ripa Montesano, Ristampa Anastatica degli Archivi Storici del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli – Edizione Originale riservata Napoli 1911 – Ristampa Napoli 2017 ISBN 9788894296419.
  32. Ciò risultò con particolare evidenza durante la carestia del 1764, quando si verificarono gravi fenomeni di speculazione aventi per protagonisti alcuni specifici membri dell’aristocrazia e del governo, tra cui lo stesso Cattaneo Della Volta., che, nonostante avesse accumulato grano per oltre due anni, non lo vendette nel momento della crisi. Nello stesso 1764 e successivamente il Cattaneo Della Volta favorì in Consiglio le richieste degli Eletti, miranti a ridurre l’intervento degli organi governativi nelle questioni dell’annona cittadina e a favorire gli interessi privati di alcune frange della nobiltà che voleva trarre profitto dalla vendita del proprio grano. Nel 1765 il Cattaneo Della Volta, vendette il suo grano alla Spagna ad un prezzo superiore a quello corrente nel Regno, suscitando il risentimento popolare. Lettere di B. Tanucci a Carlo III di Borbone (1759-1776), a cura di R. Mincuzzi, Roma 1969, (Lettere, p. 255).
  33. A cura del Sovrano Gran Hyerophante Generale e Gran Maestro Fratello Logos “Rito Egizio Tradizionale Storia Riti e Miti” – Napoli 7 luglio 2017 ISBN 9788894296433.
  34. Archivo General de Simancas, Estado, legajos 5818, folio 85.
  35. in Portale GENI
  36. Famiglie Nobili Napolitane
  37. Archivo General de Simancas, Estado, legajos 5829, folios 29,30,60 e legajos 5894, folios 107-132 le sue istruzioni diplomatiche si conservano in Archivio di Stato di Napoli, Ministero degli Affari Esteri, fascio 4815.
  38. Famiglie Nobili Napolitane
  39. Wikipedia
  40. Samnium
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