Luzio di Sangro
Luzio di Sangro (26 ottobre 1710 – 1 giugno 1792), Duca di Campolieto e Duca di Casacalenda, è
stato un nobile, massone ed ermetista italiano, noto negli ambienti ermetici con lo Jeronimo di Vul-Khem 1. Appartenne alla Seconda Corolla della Rosa d’Ordine Magno ed al Secondo Cerchio Iniziatico del Rito Egizio Tradizionale 2.
Don Luzio di Sangro, Duca di Casacalenda e Duca di Campolieto, dal 7/1/1780 anche Duca di Telese, Solopaca e San Martino appartenne ad un ramo cadetto dei Di Sangro, una delle più antiche famiglie nobili napoletane, attestata fin dal XI secolo e titolare di numerosi feudi nel Molise ed in Capitanata 3. Patrizio Napolitano era ascritto nell’antico Seggio di Nilo, privilegio che lo poneva tra le famiglie più prestigiose ed influenti della città 4, maggiorenti sia per le ricchezze dei Feudi e Ducati, sia per il prestigio cortesano attestato anche dal Grandato di Spagna e dal Patriziato Napolitano aspetti di grande prestigio, che anche questo ramo della famiglia di Sangro seppe consolidare tra il XVII e il XVIII secolo.
Nel 1742 alla morte del padre don Scipione, don Lucio riceve in successione dai Sovrani di Napoli il titolo di Duca di Casacalenda e Duca di Campolieto. Nello stesso periodo acquisì anche il feudo di Telese, Solopaca e San Martino, rafforzando la sua influenza nel territorio molisano-campano anche sui quali poggiò il titolo Ducale ereditato dal padre 5.
È ricordato per una importante opera architettonica che ancora oggi rappresenta una delle ville più belle e prestigiose della zona vesuviana. Dal 1755 si attivò per individuare la posizione ottimale per far nascere la propria dimora ducale. Nel 1757 con atto pubblico principiò l’acquisto di un terreno lungo la “Strada delle Calabrie”, oggi ancora nota come “Miglio d’Oro” presso Resina nell’agro di Ercolano. Fu chiamato il giovane architetto Mario Gioffredo per seguire l’incaricò di progettare un “nobile casino” per la sua residenza estiva, nota come Villa Campolieto, che godeva di una splendida vista panoramica sul Golfo di Napoli 6.
Nel 1763 sorsero contrasti fra la sua committenza e l’architetto Gioffredo, al quale già nel 1761 erano stati revocati i mandati per il restauro del Palazzo Ducale di Napoli sito in Piazza San Domenico Maggiore 7, nonostante la Villa fosse ad uno stadio avanzato dei lavori. Dopo un breve intermezzo in cui fu chiamato l’architetto Michelangelo Giustiniani, l’opera fu infine affidata al celebre Luigi Vanvitelli, autore anche della Reggia di Caserta e fra i massimi architetti del tempo, il quale apportò significative modifiche ed innovazioni al progetto originario. Vanvitelli diresse e progettò direttamente i lavori fino alla sua morte, lasciando all’opera la sua impronta borbonica 8. La prematura scomparsa del Vanvitelli, avvenuta nel 1773 face trasferire l’incarico della Villa Campolieto a suo figlio Carlo, il quale portò l’opera al completamento nell’anno 1775.
La prestigiosa villa Ducale, si configura con una pianta quadrangolare, al cui interno i quattro corpi si organizzano attorno a una galleria centrale disposta a croce greca, articolandosi su cinque livelli. Sul retro della Villa si apre un portico di forma ellittica, sorretto da colonne toscane, che funge da belvedere coperto e si conclude con una scenografica vista sul mare, completata da una vasca e da una scalinata ellittica che mette in comunicazione il fabbricato con il giardino inferiore. Sul lato sinistro si erge la maestosa scuderia, progettata dal Gioffredo, caratterizzata da volte a crociera e da pilastri in piperno. Fu il Vanvitelli a modificare radicalmente il progetto originale elaborato dal Gioffredo, ripensando completamente lo scalone della Villa: ne concepì una rampa centrale affiancata da due rampe laterali, secondo lo schema sperimentato a Caserta, e lo arricchì con un mascherone e una decorazione grottesca collocati sul lato interno dell’arco d’ingresso. Sei nicchie, inserite lungo l’ascesa verso il piano nobile, custodiscono statue ispirate a soggetti mitologici. L’atrio, infine, si presenta con una copertura a cupola ed è affiancato da due nicchie absidate; esso era destinato ad accogliere gli ospiti e a indirizzarli verso i diversi ambienti dell’appartamento, avvalendosi per le decorazioni interne di artisti del calibro di Jacopo Cestaro, Fedele Fischetti e Gaetano Magrì 9.
Questa storica dimora fra le più maestose dell’area, oltre ad essere un punto di riferimento per l’alta aristocrazia napoletana, che seguendo la moda del tempo e l’indirizzo di corte voluto da Re Carlo di Borbone che costruendo la reggia di Caserta, attrasse nelle zone limitrofe gran parte della nobiltà di corte, ha un risvolto interessante nella vita ermetica del Rito Egizio Tradizionale 10.
Don Luzio era cugino del Principe don Raimondo di Sangro e il loro legame non si limitava solo al vincolo parentale ed all’essere coetanei, essendo nati entrambi nel 1710. Tra loro esisteva un rapporto lungo, diretto e personale, che si sviluppò quando il giovane don Raimondo, appena ventenne, si trasferì da Roma a Napoli, la Capitale del Regno. Don Luzio, affascinato dal poliedrico cugino e dal suo mondo Ermetico, nel tempo cominciò a seguirlo lungo il Cammino nella Libera Muratoria. Fu iniziato fra i primi nella Loggia la Perfetta Unione appena don Raimondo ne divenne Venerabile Maestro 11.
Il Principe di San Severo nel dicembre del 1747 creò con 7 Fratelli Gentiluomini un ristretto gruppo Ermetico dedito alla Santa Scienza che volle chiamare Rosa d’Ordine Magno dal quale prenderà vita il Rito Egizio Tradizionale 12 13 14 15.
Il Duca di Campolieto e Duca di Casacalenda, fu fra i primi Gentiluomini che ebbe accesso al Rito Egizio Tradizionale ed alla Seconda Corolla della Rosa d’Ordine Magno, che nel breve volgere andò a consolidare la prima 16, che rappresentava la più importante compagine Ermetica del Regno, per prestigio e spessore, avendo al suo interno il milieu della Nobiltà Napolitana, Alti Ecclesiastici, Diplomatici e Militari del maggiore Rango tutti sul Cammino della Santa Scienza 17.
Si tramanda che don Luzio utilizzasse la sua meravigliosa dimora, soprattutto nei periodi invernali quando non era adibita ad uso familiare essendo dimora estiva, per svolgere attività di ricerca Ermetica e solenni Tornate Rituali del Rito Egizio Tradizionale 18. A confermare questa traccia, si tramanda oralmente e con note trascritte successive, che vi sia un manoscritto olografo del Duca datato 1777 presente nell’Archivio Di Sangro di Casacalenda, ove don Luzio appuntava un Calendario dei Lavori di Loggia presso la sua Villa Campolieto alla presenza di don Vincenzo 8° Principe di San Severo senza nominare altri partecipanti specifici 19.
Don Luzio di Sangro passò aldilà del Velo il 2 giugno 1792, all’età di 81 anni, concludendo l’epoca di splendore patrizio dei Di Sangro di Campolieto in Molise e a Ercolano. I suoi titoli, le sue proprietà e soprattutto il trasferimento della villa passarono al figlio don Scipione, che morirà nel 1805 senza eredi, causando la frammentazione del patrimonio e dei Feudi 20.
Titoli e Incarichi 21
- 7° Duca di Casacalenda dal 1742
- 4° Duca di Campolieto dal 1742
- 1° Duca di Telese, Solopaca e San Martino dal 7-1-1780
- Grande di Spagna di I classe per successio maritalis dal 1751
- Patrizio Napolitano
- Barone di Sanleucio
- Barone di Providente
- Barone di Morrone
- Barone di Colle
- Barone di Cascole
- Barone di Castellano
- Barone di Larino e Gariglia
- Barone di Castel di Lino dal 24-4-1758
- Appartenne alla seconda Corolla della Rosa d’Ordine Magno ed al Secondo Cerchio Iniziatico del Rito Egizio Tradizionale.
Bibliografia
- Genealogia Di Sangro – Duchi di Casacalenda, Genmarenostrum.com: “Duca (dal 1742) Don Lucio (* 26-10-1710 + 2-6-1792), compra il feudo di Telese…” (Gen Mare Nostrum)
- Villa Campolieto, Wikipedia (it.): cronologia dei lavori (1755–1775), Mario Gioffredo e Luigi Vanvitelli (Wikipedia, l’enciclopedia libera)
- The Golden Mile and Villa Campolieto, Ville Vesuviane: commissione di Gioffredo nel 1755–1757 (Ville Vesuviane)
- Donatella Mazzoleni, I palazzi di Napoli, fotografie di Mark E. Smith, con un contributo di Ugo Carughi, Venezia, Arsenale Editrice, 2007, ISBN 88-7743-269-1.
- Augusto De Luzenberger, Palazzo Casacalenda, una vicenda di ordinario abbandono (PDF), in Le Dimore Storiche, vol. 71, n. 1, 2010, p. 53.
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Note
- Fu scelto per l’amore del Duca per il Vesuvio che ammirava dalla sua tenuta, derivava da Vul, dalla radice del latino Vulcanus, dio del fuoco sotterraneo e della fucina sacra. In questa scelta ermetica, simboleggia il fuoco generatore, l’ars regia, la potenza incandescente che trasforma i metalli e gli uomini. Khem, antica parola egizia che indica la vita intesa come “terra ubertosa nera” feconda, l’humus alchemico, da cui tutto può rinascere. È anche la radice del termine al-kīmiyā. ©️Archivio Storico del Rito Egizio Tradizionale, Fondo Napoli, Serie Fratelli XVIII Secolo, busta 17. Tutti i Diritti Riservati©️
- A cura di Domenico Vittorio Ripa Montesano, Ristampa Anastatica degli Archivi Storici del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli – Edizione Originale riservata Napoli 1911 – Ristampa Napoli 2017 ISBN 9788894296419.
- Gen Mare Nostrum
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- Ville Vesuviane, Wikipedia, l’enciclopedia libera
- Wikipedia – Palazzo di Sangro di Casacalenda
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- Domenico Vittorio Ripa Montesano, Ristampa Anastatica degli Archivi Storici del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli – Edizione Originale riservata Napoli 1911 – Ristampa Napoli 2017 ISBN 9788894296419.
- Domenico Vittorio Ripa Montesano “Raimondo di Sangro Principe di San Severo primo Gran Maestro del Rito Egizio Tradizionale” – Napoli 2011 ISBN 9788894296402.
- In Enciclopedia TRECCANI, Voce: Massoneria, Sub: Cenni Storici al 2° capoverso.
- Origini del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli, Edizione Riservata ISBN 9788894296488.
- su “Raimondo di Sangro – Sette lettere sul lume dei filosofi” a cura di Anna Bellon – Edizioni TIPHERET, Collana Binah – Ed. 2015, Pag.15 – ISBN 9788864962115.
- su “Raimondo di Sangro – Sette lettere sul lume dei filosofi” a cura di Anna Bellon – Edizioni EDIT@, Collana Arcana – Ed. Dicembre 2014, Pag.12 – ISBN 9788897216742.
- Archivio Storico del Rito Egizio Tradizionale, Fondo Napoli, Serie Fratelli XVIII Secolo, busta 17.
- Origini del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli, ISBN 9788894296488.
- Sergio Fiorenza, Nel Giardino Inglese della Reggia di Caserta, A. Pontecorboli Editore, Firenze p. 108 -109 ISBN 978-88-97080-75-6.
- In verità di questo documento non vi è copia nel nostro Archivio, ma solo note trascritte che tramandano questo frangente legato pur sempre al XVIII Secolo, in assenza di tecnologie moderne quali la fotografia o la riproduzione meccanica dei documenti, come la fotocopiatura, non era pertanto possibile duplicare fedelmente un originale; ogni copia doveva essere redatta a mano, con inevitabili variazioni e margini d’interpretazione. A cura del Sovrano Gran Hyerophante Generale e Gran Maestro Fratello Logos~ “Rito Egizio Tradizionale Storia Riti e Miti” – Napoli 7 luglio 2017 ISBN 9788894296433.
- Gen Mare Nostrum
- Libro d’Oro della Nobiltà Mediterranea