Benedetto LATILLA

L’Arcivescovo Don Benedetto Latilla Barone di Taurasi (Napoli 20 giugno 1710 – Napoli 28 dicembre 1767), fu un nobile, arcivescovo cattolico, massone ed ermetista italiano noto negli ambienti ermetici con lo Jeronimo di “Abba-Pashuti1, appartenne alla Seconda Corolla della Rosa d’Ordine Magno al Secondo Cerchio Iniziatico del Rito Egizio Tradizionale 2.

Archivio Fotografico del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli.

Ritratto dell’Arcivescovo Don Benedetto Latilla Barone di Taurasi

Della Vita e delle Opere dell’Eminentissimo Monsignor e Fratello Benedetto Latilla, Canonico Regolare Lateranense, Arcivescovo e Teologo della Chiesa Cattolica, già Precettore e confessore del Real Sovrano Ferdinando IV e Libero Muratore 3 4 5.

Nacque l’illustrissimo e reverendissimo Monsignor Benedetto Latilla, al secolo Tommaso, nella fedelissima città di Napoli nel dì 20 del mese di giugno dell’anno del Signore 1710, da nobile casato dei Baroni di Taurasi, ascritto al patriziato. Fin dalla più tenera età mostrò animo incline alle sacre scritture e speculazioni teologiche, sì che, per ispirazione celeste, abbracciò l’abito dei Canonici Regolari Lateranensi, venendo ordinato al sacerdozio nel giorno 14 del mese di giugno dell’anno 1733, nel quale assunse il nome religioso di Benedetto, rinunziando a quello civile.

Spiccò tra’ suoi confratelli per dottrina e pietà, onde fu chiamato alla cattedra di Teologia nel prestigioso Studio dell’Università di Napoli il 17 Aprile dell’anno 1749, ove svolse la sua docetica accademica, con sommo dedizione istruì le menti giovani all’intelligenza dei sacri misteri 6 7 8.

Per meriti e zelo pastorale venne assunto alla dignità episcopale, essendo consacrato Vescovo della Diocesi d’Avellino nell’anno 1754. Ma, per disegni superiori della Divina Provvidenza, depose quell’officio per meglio attendere all’educazione del Serenissimo Infante Ferdinando, futuro Sovrano del Regno, del quale divenne sapientissimo precettore e, più tardi, confessore e guida spirituale 9.

Fu, altresì, uomo di dottrina ardita e spirito libero e grazie alle frequentazioni di corte con gli esponenti più illustri della Libera Muratoria partenopea, entrò in contatto presso la Corte Borbonica con Don Gennaro Maria I Carafa Cantelmo Stuart, 7° Principe di Roccella che lo introdusse nella cerchia ristretta di Gentiluomini Ermetisti. Ebbe accesso a quel mondo ristretto essendo stato Iniziato nella Loggia Perfetta Unione, nel 1745 ed entrò direttamente in contatto con il Principe di San Severo, che stando alle note d’Archivio ne era il Venerabile Maestro 10.

I rapporti fra Don Benedetto ed i Liberi Muratori afferenti a quel ristretto gruppo si consolidarono evolvendosi nel tempo e condivisero insieme i propri interessi verso la Santa Scienza cominciando a frequentare assiduamente i circoli ermetici dell’alta Aristocrazia Napoletana.

Trascorso un certo periodo probatorio fu ammesso nel 1748 nella Seconda Corolla della Rosa d’Ordine Magno, che nel mentre aveva già contestualmente generato il Rito Egizio Tradizionale, impegno che mantenne attivamente con i suoi Fratelli Gentiluomini, anche dopo che fu consacrato Vescovo della Diocesi d’Avellino nell’anno 1754 11.

Archivio Fotografico del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli.

Mandato Episcopale dell’Arcivescovo Don Benedetto Latilla – Barone di Taurasi

Tale affiliazione al Rito Egizio Tradizionale e la perseveranza nel suo ruolo iniziatico ed ermetico, fu causa di numerosi sospetti e severi giudizi presso la Curia Romana, in particolare presso il Sommo Pontefice Benedetto XIV, mentre trovò stima e protezione presso il consigliere del Re, il Ministro Bernardo Tanucci, che pur non avendo mai assolutamente parteggiato per la massoneria, ne lodava di Don Benedetto le sue virtù, la saggezza e la prudenza in materie ecclesiastiche e secolari. A ricompensa dei suoi alti servigi alla Real Famiglia di Borbone, gli fu conferita la dignità di Arcivescovo titolare di Mira dal 1760 al 1767 12.

Riuscì ad essere tanto Arcivescovo quanto Ermetista e Massone, portando avanti in parallelo entrambi i Cammini Spirituali incurante del clamore destato 13.

Passò aldilà del velo in Napoli il dì 28 del mese di dicembre dell’anno 1767, lasciando fama di uomo sapiente, fervente massone del Rito Egizio Tradizionale e profondamente radicato nelle controversie tipiche del suo tempo 14.

Lasciò alla Mensa vescovile di Avellino 3000 ducati per le “donzelle povere” a condizione che “il vescovo pro tempore ne impiegasse le rendite per l’assegnazione di maritali a donzelle povere della diocesi15.

Archivio Fotografico del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli.

Stemma di Don Benedetto Latilla Barone di Taurasi ed Arcivescovo di Mira, ricamato sui suoi paramenti.

 

Titoli e Incarichi

  • Barone di Taurasi
  • Canonico Regolare della Congregazione del Santissimo Salvatore Lateranense dal 14 giugno 1733
  • Vescovo di Avellino e Frigento, 1754-1760 dal 16 dicembre 1754
  • Arcivescovo titolare di Mira, 1760-1767 dal 21 aprile 1760
  • Appartenne alla Seconda Corolla della Rosa d’Ordine Magno fra i fondatori del Rito Egizio Tradizionale

 

Bibliografia

  • Storia della Cattedra di Avellino e de’ suoi pastori con brevi notizie de’ metropolitani della chiesa di Benevento, seguita dalla serie cronologica de’ vescovi di Frigento e da una esatta descrizione de’ luoghi onde di presente viene composta la prima opera del cav. Giuseppe Zigarelli, Volume 2 Dalla stamperia del Vaglio.
  • Pasquale Palmieri, La terra dell’obbedienza. Aspiranti santi e potere politico nel Regno di Napoli (secoli XVIII-XIX), Università di Napoli Federico II.
  • Zingarelli, Storia della Cattedra di Avellino, vol. II, Napoli 1856.
  • Scandone, Avellino Moderna, vol. III, Avellino 1948.

 

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Riferimenti biografici

 

 

Note

  1. In riferimento alla sintesi fra la sua formazione Clericale Abba: Padre, guida spirituale, custode delle tradizioni sacre, e quella Ermetica Pashuti: Pacificatore, giusto, colui che governa con equilibrio, nella suggestione egizia-ermetica, esprimendo così la speculare natura di Padre ecclesiastico e Maestro Egizio interiore. Nella cultura del tempo, rappresentava l’archetipo dell’iniziato perfetto: colui che ha varcato il confine tra il mondo visibile e l’invisibile, che conosce i Misteri della Vita e della Morte. Archivi Storici del Rito Egizio Tradizionale, Sezione Fratelli XVIII secolo, busta 10.
  2. Domenico Vittorio Ripa Montesano, Origini del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli, ISBN 9788894296488.
  3. Giovanni Greco, In nome del padre e dei fratelli: sacerdozio e massoneria, collana Flauto magico, Mimesis, 2021, ISBN 978-88-575-7265-9.
  4. Di Castiglione, La Massoneria, vol. II, 96-97.
  5. Valerio Angellieri Alticozzi, Relazione della Compagnia de’ liberi muratori estratta da varie memorie, e indirizzata all’abate Carl’Antonio Giuliani, per Carlo Salzano, e Francesco Castaldo, Napoli 1746.
  6. Storia della Cattedra di Avellino e de’ suoi pastori con brevi notizie de’ metropolitani della chiesa di Benevento, seguita dalla serie cronologica de’ vescovi di Frigento e da una esatta descrizione de’ luoghi onde di presente viene composta la prima opera del cav. Giuseppe Zigarelli, Volume 2 Dalla stamperia del Vaglio, 1856, pp. 161-170.
  7. Storia della Cattedra di Avellino.
  8. Pablo Vázquez Gestal, Verso la riforma della Spagna. Il carteggio tra Maria Amalia di Sassonia e Bernardo Tanucci. Carteggio – Appendice (Napoli: Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, 2016), 254-255.
  9. Elvira Chiosi, Le istituzioni accademiche a Napoli nel Settecento: Continuità e mutamenti, collana Collection de l’École française de Rome, Publications de l’École française de Rome, 7 giugno 2013, pp. 105-122, ISBN 978-2-7283.
  10. Domenico Vittorio Ripa Montesano “Raimondo di Sangro Principe di San Severo primo Gran Maestro del Rito Egizio Tradizionale” – Napoli 2011 ISBN 9788894296402.
  11. Domenico Vittorio Ripa Montesano, Origini del Rito Egizio Tradizionale Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli, ISBN 9788894296488.
  12. Pasquale Palmieri, La terra dell’obbedienza. Aspiranti santi e potere politico nel Regno di Napoli (secoli XVIII-XIX), Università di Napoli Federico II, 2015, pp. 95-97.
  13. F. Scandone, Avellino Moderna, vol. III, Avellino 1948, pp. 319-321.
  14. Si veda pure Filippo Guerrieri, Orazione funebre composta e recitata nel dì 29 Dicembre 1767 “ne funerali del fu illustrissimo e reverendissimo monsignore D. Benedetto Latilla canonico regolare lateranense napolitano Vescovo d’Avellino, Arcivescovo di Mira, precettore e confessore di Ferdinando IV monarca delle Due Sicilie dal P. D. Filippo Guerrieri veronese canonico lateranense”.
  15. G. Zingarelli, Storia della Cattedra di Avellino, vol. II, Napoli 1856, pp. 161-170.
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